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Delitto Callari, le rivelazioni del padre: "Ad uccidere mia figlia è stato Raeli"

L’accusa del genitore della donna di Cassibile: «Non ho detto nulla perchè volevo farmi giustizia da solo»

SIRACUSA. «Ad uccidere mia figlia è stato Raeli. L'ho visto mentre scappava dopo il delitto. L'ho riconosciuto dalle scarpe militari che indossava. È infatti l'unico qui a Cassibile a calzare scarpe del genere». Clamoroso colpo di scena ieri mattina in Corte d'Assise dove è ripreso il processo nei confronti di Giuseppe Raeli, il pensionato di 71 anni in carcere dal 29 novembre di due anni fa in quanto ritenuto il presunto killer seriale che avrebbe sparso sangue e terrore nella frazione a sud della città dalla seconda metà degli anni Novanta in poi.

L'atto d'accusa è arrivato da Enrico Callari, padre di Maria Callari, la donna di 29 anni di Cassibile assassinata il 21 dicembre 2000 davanti agli sguardi atterriti del marito e dei due figlioletti, durante la sua testimonianza resa in aula. A citare l'uomo sono stati i pubblici ministeri Antonio Nicastro e Claudia D'Alitto che avevano già raccolto in istruttoria le dichiarazioni del padre della vittima ma non si aspettavano una rivelazione così clamorosa. Enrico Callari, che finora aveva dichiarato di non avere visto nulla, ha spiegato ai giudici di avere taciuto perché voleva uccidere Raeli con le sue mani. «Volevo farmi giustizia da solo - ha dichiarato Enrico Callari - per questo non ho detto niente all'autorità giudiziaria. Mia intenzione era quella di appenderlo ad un albero, legarlo mani e piedi, torturarlo ed infine squartarlo. Sono andato più volte a cercarlo a casa sua ma non l'ho mai trovato e così si è salvato».

Cosa ha dichiarato di avere visto Enrico Callari? «La sera prima del delitto - ha ricordato l'uomo - Raeli è venuto a casa nostra cercando mia figlia Maria. Le risposi che non c'era e andò via. Il giorno successivo è avvenuta la tragedia. Dal balcone ho visto Raeli scappare a piedi per le campagne con il fucile in mano. L'ho inseguito per un tratto ma è riuscito ad allontanarsi e a fare perdere le proprie tracce». Compulsato dalle domande del pubblico ministero Antonio Nicastro Callari ha detto di essersi deciso soltanto adesso a rivelare questi particolari dopo che tre giorni fa la figlia Maria gli è apparsa in sogno e lo avrebbe invitato ad andare dai giudici a raccontare ogni cosa.

Le inattese rivelazioni di Enrico Callari hanno fatto sobbalzare i difensori di Raeli, gli avvocati Giambattista Rizza e Stefano Rametta, i quali hanno chiesto ed ottenuto un termine per condurre il controesame che sarà tenuto mercoledì prossimo. Giuseppe Raeli ha ascoltato l'atto d'accusa che gli è stato rivolto dal testimone senza battere ciglio, con la stessa freddezza che lo accompagna sin dagli esordi della vicenda giudiziaria. La difesa, all'uscita dall'aula ha anticipato che darà battaglia sostenendo che il testimone che accusa Raeli non è credibile e che, se ha rivolto all'imputato accuse così gravi, è perché, stretto dal bisogno economico, punterebbe ad ottenere un congruo risarcimento del danno.

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