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Traffico di stupefacenti a Francofonte "Così gestivano lo spaccio alla villa"

Operazione "Idria". Secondo gli inquirenti, la droga non è più monopolio di Cosa nostra. Il clan l’avrebbe esternalizzato

FRANCOFONTE. L’inchiesta dei carabinieri sul traffico di droga nella villa comunale di Francofonte, culminata con gli undici arresti al termine dell’operazione «Idria», ha svelato dei nuovi scenari. Che il commercio degli stupefacenti, una delle voci di bilancio più importanti per le organizzazioni criminali, non è ormai un monopolio di Cosa nostra.

A confermarlo sono gli stessi inquirenti, che parlano di una sorta di «esternalizzazione» del servizio da parte del clan «Nardo», che, nella zona nord della provincia, controlla tutte le attività illecite, compresa la droga. «Va detto - spiega il comandante della Compagnia di Augusta, Giuseppe Musto, che, in questo caso, riteniamo possa esserci un tacito assenso delle organizzazioni mafiose. L’inchiesta da noi condotta non ha, però, svelato interessi di Cosa nostra, infatti ad occuparsene non è stata la Direzione distrettuale antimafia di Catania».

Alcune recenti operazioni antidroga, compiute anche a Siracusa, hanno messo in evidenza che le cosche mafiose, azzoppate dagli arresti e soprattutto dalle condanne, hanno un «esercito» ridotto e devono affidarsi a gruppi esterni per la gestione del commercio degli stupefacenti. «Riteniamo - dice ancora il comandante della Compagnia di Augusta, Giuseppe Musto - che, in alcuni casi, il gruppo coinvolto nell’operazione Idria possa aver fatto acquisti da fornitori indicati dalle cosche. Comunque, ci sono in giro nuove leve che hanno preso in subappalto la gestione del traffico degli stupefacenti».

Le partite di droga erano piuttosto ingenti, considerato che ogni settimana, gli indagati spacciavano tra i 4 ed i 5 chili di hashish e marijuana. Alcuni di loro, con mezzi propri, facevano dei «viaggi» a Catania per approvvigionarsi e proseguire i propri affari ma nell’inchiesta, coordinata dalla Procura di Siracusa, ci sono altre 20 persone coinvolte, a parte gli undici arrestati. Infatti, nel registro degli indagati ci sarebbero anche alcune vedette, a cui era stato affidato il compito di fare la guardia mentre gli spacciatori erano impegnati a vendere alla propria rete di clienti.

«La portata dello spaccio - spiegano il comandante provinciale dei carabinieri, Mauro Perdichizzi, ed il capitano della Compagnia di Augusta, Giuseppe Musto - ci danno l’idea di quanto sia elevato il consumo di droga ma di certo la risposta che abbiamo dato è importante. Per un po’ queste persone non si vedranno in giro, consentendo alle famiglie di godersi il parco».

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