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Traffico di droga, chiesti 18 anni per Attanasio

Al processo «Hawk» il sostituto procuratore generale Campisi ha chiesto la conferma della condanna

SIRACUSA. Il sostituto procuratore generale Roberto Campisi ha chiesto la conferma della condanna a diciotto anni di reclusione per Alessio Attanasio, ritenuto dagli investigatori della Dda di Catania a capo dell'omonimo clan, dettando la sua requisitoria ieri mattina al processo d'Appello «Hawk» per traffico di sostanze stupefacenti scaturito da un'operazione della squadra mobile nel 2005 che ha portato in carcere gregari e picciotti del sodalizio mafioso.

Nel suo intervento, dettato dinanzi ai giudici della terza sezione della Corte d'Appello di Catania, il rappresentante della pubblica accusa ha replicato ai rilievi mossi dalla Corte di Cassazione, che ha annullato disponendo la celebrazione di un nuovo processo d'appello la sentenza di secondo grado sostenendo che vi fosse una lacuna nella prova esibita dagli inquirenti, evidenziando l'apporto di recente reso dai collaboratori di giustizia Salvatore Lombardo, detto Pulisino, e Dario Troni. Secondo il sostituto procuratore generale le dichiarazioni rese da questi ultimi due, entrambi ex appartenenti al clan «Bottaro-Attanasio», avrebbero colmato i vuoti evidenziati dalla Suprema Corte nell'impianto accusatorio sgomberando ogni dubbio sul presunto coinvolgimento nel traffico della droga in ruolo verticistico di Alessio Attanasio.

Alla luce di queste argomentazioni il rappresentante della pubblica accusa ha sollecitato per l'imputato, che dal 2001 si trova ininterrottamente rinchiuso in carcere in regime di isolamento, la conferma della condanna a diciotto anni di reclusione rimediata sia in primo che in secondo grado. A queste argomentazioni sono pronti a replicare i difensori di Alessio Attanasio, gli avvocati Enzo Trantino e Luca Blasi, che pronunceranno le loro arringhe all'udienza del 22 novembre.

La difesa insiste nel ritenere del tutto infondate le argomentazioni dei collaboratori di giustizia Rosario Piccione, Giuseppe Curcio, Salvatore Lombardo e Dario Troni e contesta la veridicità delle loro dichiarazioni anche alla luce delle evidenti discordanze emerse dalle deposizioni degli ultimi due.

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